Software Defined Storage: cos’è e perché tutti lo cercano oggi

Software Defined Storage, ovvero la gestione dei dati in maniera più agile, flessibile e soprattutto utile in tempi di nuova normalità digitale. Una rivoluzione di cui si parla da tempo ma che oggi trova forma clamorosamente concreta anche grazie al caso di una collaborazione di eccellenza come quella tra Datacore e Gruppo 3C. Innovazione tecnologica, nuovi modelli di business… una storia tutta da raccontare. Come sempre però andiamo con ordine e vocabolario alla mano proviamo innanzitutto a inquadrare un fenomeno su cui, spesso, molte, troppe cose vengono date per scontate. Un lusso questo che oggi nessuno può davvero permettersi

Contenuti

 

1. Software Defined Storage: cos’è

Software Defined Storage (SDS) è una applicazione che gestisce le risorse e le funzionalità di archiviazione dei dati e non ha dipendenza alcuna dall’hardware di archiviazione fisica sottostante.

I puristi sostengono che qualsiasi prodotto di storage potrebbe essere descritto come “software defined”, poiché tutti i prodotti di archiviazione richiedono software per gestire l’hardware sottostante e controllare le attività relative all’archiviazione. Tuttavia, il termine di marketing software-defined storage è più spesso associato a prodotti software progettati per essere eseguiti su hardware server con processori Intel x86 e per consentire risparmi sui costi rispetto ai tradizionali sistemi SAN (Storage Area Network) e NAS (Network-Attached Storage) che prevedono software e hardware strettamente accoppiati.

A differenza dei sistemi SAN e NAS monolitici, i prodotti di software defined storage consentono agli utenti di aggiornare il software separatamente dall’hardware. Le caratteristiche comuni dei prodotti SDS includono la capacità di aggregare le risorse di storage, scalare il sistema in un cluster di server, gestire lo storage pool condiviso e i servizi di storage tramite un’unica interfaccia amministrativa e impostare criteri per controllare le caratteristiche e le funzionalità dello storage.

 

2. Perché oggi tutti cercano il Software Defined Storage

I fattori che contribuiscono all’aumento dei prodotti SDS includono la crescita esplosiva di dati non strutturati, che oggi anche a causa della pandemia e dell’esplosione del lavoro remoto, sta conoscendo picchi mai sperimentati e forze pensabili in passato.

Un’esplosione che ha come dirette conseguenze:
– una maggiore necessità di un’architettura di storage scale-out
– la necessità di disponibilità di hardware server ad alte prestazioni con processori multicore
– l’accettazione generale della virtualizzazione in server, desktop, applicazioni e reti
– la popolarità delle tecnologie cloud

I casi d’uso del Software Defined Storage variano in base al tipo di prodotto. Ad esempio, i casi d’uso comuni per SDS di oggetti e file con scalabilità orizzontale includono applicazioni che generano quantità significative di dati non strutturati, come analisi dei dati, genomica e Internet delle cose. Gli SDS possono essere destinati a carichi di lavoro a prestazioni più elevate come i database.

Molti tipi di SDS possono attrarre gli ambienti DevOps che richiedono un provisioning flessibile dello storage per nuove applicazioni.

Lo storage software-defined fa parte di una tendenza del settore più ampia che include anche software-defined networking (SDN), infrastruttura software-defined e data center software-defined.

 

3. Tipologie di prodotti Software Defined Storage

L’archiviazione Software Defined Storage può essere difficile da classificare a causa della mancanza di una definizione standard. Alcuni prodotti SDS supportano interfacce di archiviazione di blocchi, file e oggetti, sebbene possano tendere a dare la priorità a una o due interfacce. Altri sono accessibili tramite uno o due protocolli di archiviazione. Ad esempio, alcuni prodotti SDS che sono stati avviati come object storage hanno aggiunto protocolli di file di supporto e alcuni file system distribuiti supportano l’offload dei dati nell’ object storage. Molti prodotti SDS sono in grado di essere eseguiti sul sistema operativo server (OS) e su una macchina virtuale (VM), sia in sede che in un cloud pubblico. Altri prodotti SDS vengono eseguiti solo in un kernel hypervisor del server o in una VM.

Alcuni prodotti SDS possono essere eseguiti in un container per conservare le risorse del server e facilitare la gestione coerente di applicazioni e servizi di storage basati su container tramite un unico strumento di orchestrazione del container. I fornitori di SDS generalmente forniscono elenchi di opzioni hardware certificate. Alcuni fornitori di storage software-defined vendono prodotti che confezionano software con hardware server standard per facilitare l’approvvigionamento e la distribuzione.

Molti prodotti SDS consentono agli utenti di ridimensionare separatamente le risorse di elaborazione e archiviazione. Le opzioni iperconvergenti scalano storage, elaborazione, virtualizzazione e networking nello stesso hardware fisico.

 

4. Software Defined Storage, il caso Datacore

Tra i protagonisti di un settore inevitabilmente in fase di crescita travolgente c’è senza dubbio Datacore Software che proprio su questo modello e su un go to market al 100 per cento basato sui system integrator e in particolare sui managed service provider, sta costruendo una progressione molto interessante.

«L’SDS consente di sostituire, aggiornare e ampliare facilmente l’hardware di storage senza dover scardinare le familiari procedure operative o buttare preziosi investimenti software – spiegano da Datacore – . Se si confrontano i moderni principi SDS con i design basati su hardware che legano indissolubilmente le attività di storage a un dispositivo o produttore specifico, si scopre che ogni marca e modello svolge funzioni simili, implementandole però in modo diverso per renderle reciprocamente incompatibili.

Tali incompatibilità trasformano piccoli aggiornamenti hardware in importanti revisioni operative ritardate da difficoltose migrazioni di dati, che producono come risultato dei costosi silo di storage.

Nella loro forma più versatile, le soluzioni SDS nascondono le idiosincrasie hardware proprietarie con un livello di software di virtualizzazione. A differenza degli hypervisor che fanno apparire un singolo server come molte macchine virtuali, l’SDS combina diversi dispositivi di storage in pool gestiti centralmente.

L’ambito di applicazione di un prodotto SDS può essere limitato a una piccola selezione di hardware e a un breve elenco di funzioni, soprattutto se viene offerto da un produttore di hardware che ne limita consapevolmente le possibilità di utilizzo.

Alternative più flessibili proposte da fornitori indipendenti di software, come DataCore, supportano un’ampia gamma di scelte hardware e un set di servizi dati più ricco».

5. Perché passare al Software Defined Storage? La guida di Datacore e Gruppo 3C

Come anticipato a livello internazionale e soprattutto in Italia Datacore sta conoscendo tassi di crescita record grazie ad una strategia di mercato al 100 per cento basata sui system integrator e, in particolare sui Managed Service Provider, ovvero quegli operatori di canale innovativi e lungimiranti che prima del tempo e prima degli altri hanno già scelto di evolvere organizzazione e modello di business in ottica di servizi gestiti.

In questo senso, proprio nel corso della recente Datacore Channel Conference, non a caso la prima in Italia, ha trovato grande visibilità il canale e la collaborazione che unisce proprio Datacore ad una società innovativa come Gruppo 3C presente all’evento con la sua guida Pier Carlo Bruno. Una società protagonista della nostra rubrica #Gruppo3C.

Una società agile, veloce e “prossima” rispetto ad un territorio che mai come oggi cera e chiede risposte concrete a livello di sicurezza, gestione, archiviazione del proprio patrimonio informativo. Una società che da tempo si è mossa con decisione in settori in grande crescita come la security as a service.

Sono finiti i giorni in cui i servizi dati erano strettamente legati all'hardware di storage e da questo limitati, formando silos infrastrutturali e facendo lievitare la quantità di risorse e i costi.

Per gestire centralmente la capienza dello storage, spostare i dati tra tier diversi in base alle esigenze aziendali, aggiornare/rinnovare l’hardware senza interrompere l’erogazione dei servizi e scalare l’infrastruttura rispettando i limiti di budget, le odierne organizzazioni IT hanno bisogno di flessibilità.